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Jon Hassell – Il cartografo del suono alieno

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Nel luglio 2009 usciva Last Night the Moon Came Dropping Its Clothes in the Street , un album che non sembrava composto da musicisti, ma da esseri traslucidi discesi da una dimensione parallela. Non un disco, ma un’esperienza sonora totale: fluida, mistica, spettrale, inafferrabile. Era il compimento di un percorso che Jon Hassell inseguiva da tutta la vita — quello che lui stesso aveva chiamato Fourth World Music , una musica “tra il futuro e l’antichità, tra l’Occidente ipertecnologico e l’invisibile Sud globale”. Il cartografo dell’inudibile Jon Hassell è stato il contrario del musicista pop. Non gli interessava arrivare al pubblico, aspettava che il pubblico fosse pronto ad arrivare da lui. Trombettista, compositore, filosofo sonoro, sciamano laico: impossibile incasellarlo. Ha studiato con Stockhausen, ha collaborato con Eno, ma ha sempre camminato da solo, tracciando mappe acustiche in territori dove nessuno sapeva che si poteva andare. Dove finisce l'etnomusicologia e...

La realtà non è per tutti

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C’è un’osservazione che ritorna, ostinata e scomoda, ogni volta che si prova a guardare la condizione umana senza schermi, senza orpelli. La formula fu incisa da Blaise Pascal nel Seicento, con una semplicità che non ha bisogno di commento: “Tutta l’infelicità degli uomini deriva da una sola cosa: dal non saper restare tranquilli in una stanza.” Non parlava di guerre. Non parlava di fame, né di miseria sociale o catastrofi naturali. Pascal mirava più in basso. O forse più in alto. In ogni caso, più dentro. Aveva colto un paradosso: siamo creature pensanti, ma non sopportiamo il pensiero senza distrazioni. Siamo dotati di coscienza, ma è proprio quella coscienza — del tempo, della morte, del vuoto — a tormentarci. Siamo liberi, ma paghiamo la libertà con l’angoscia. Ecco allora il divertissement : un meccanismo di difesa psicologica, sociale, antropologica. Un’armatura fatta di piccole urgenze quotidiane, scadenze, giochi, chiacchiere, feste, polemiche, riti, affanni. Oggi li chiamiam...

AI tra arte e apocalisse: la vera minaccia è politica

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Da Hinton al Papa, da Kant ad Asimov: il dibattito sull’intelligenza artificiale non riguarda le macchine, ma chi le governa. “Ogni bambino è un artista. Il problema è esserlo da adulti.” La frase di Picasso non è mai stata tanto attuale. Le intelligenze artificiali generative promettono di democratizzare l’arte: chiunque può scrivere una poesia, comporre un brano, produrre un’immagine in pochi secondi. Ma democratizzare non significa nobilitare. La storia ci insegna che ogni rivoluzione tecnologica che abbassa le barriere d’ingresso porta con sé un’onda di mediocrità. La macchina fotografica ha reso tutti fotografi, ma non ha generato automaticamente Cartier-Bresson . Il sintetizzatore ha reso accessibile il suono elettronico, ma non ha creato un nuovo Brian Eno in ogni garage. Il punto, allora, non è la democratizzazione in sé. È il rischio della banalizzazione di massa . E qui la domanda resta sempre la stessa: quante delle opere generate dall’ AI avranno davvero la capacità di...

Ultimi a laurearsi, primi a emigrare: l’Italia regala cervelli al mondo e si consola coi ticket restaurant

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Se ne accorgono persino i giornali più compassati, come La Stampa : gli adulti italiani sono i meno istruiti d’Europa . Un quarto della popolazione tra i 25 e i 64 anni ha solo la licenza media. Siamo penultimi per percentuale di laureati tra i giovani (31,6%, davanti soltanto alla Romania con il suo 23,2%), contro una media UE del 44,1%. Numeri impietosi che ci riportano a un dato ben noto: in Italia studiare paga poco e tardi . Secondo l’OCSE ( Education at a Glance 2024 ), il differenziale salariale tra laureati e diplomati è tra i più bassi in Europa: circa il 25% in più, contro una media OCSE del 55%. Significa che chi si laurea, in Italia, guadagna poco più di chi non lo fa. Ma con anni di ritardo nell’ingresso nel mercato del lavoro, spese per tasse universitarie e stage non retribuiti. La fuga degli illusi Non sorprende che i pochi che arrivano in fondo facciano le valigie. Istat stima che ogni anno circa 30-35mila laureati italiani emigrino all’estero. La Corte dei Conti, nel...

Nguyên Lê: alchimista della chitarra tra mondi e culture

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Nguyên Lê è un personaggio atipico: nato a Parigi nel 1959 da genitori vietnamiti , figlio della diaspora, ha sempre vissuto al crocevia fra culture. Non è il classico chitarrista “shredder” da vetrina: la sua cifra è un continuo intrecciare jazz fusion, rock elettrico alla Hendrix , melodie tradizionali asiatiche e collaborazioni con musicisti provenienti da Africa, India e Medio Oriente. La contaminazione è il suo pane quotidiano, sostenuta da una mano chitarristica notevole: fraseggio fluidissimo, uso massiccio di suoni saturi e ambienti digitali, senza mai staccarsi dalla matrice jazzistica. L’ho incontrato con Paolo Fresu nel 2007 a Modena , in occasione di un seminario-concerto, e ho avuto modo di intervistarlo a lungo: fra chitarre, effetti e visioni musicali. In quel periodo aveva appena pubblicato Homescape , registrato nel suo home studio parigino. Qualche anno prima lo avevo visto dal vivo nel tour legato a Purple – Celebrating Jimi Hendrix (1997): lì dimostrava di non es...

Tra paradiso e inferno: Marvin Gaye, il genio maledetto della soul music

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Il 1° aprile 1984 , un giorno prima di compiere 45 anni, Marvin Gaye cadeva a terra nella sua casa di Los Angeles , colpito al petto da due proiettili sparati da suo padre. Moriva uno dei più grandi cantanti e compositori soul di tutti i tempi, la voce che aveva dato corpo alla sensualità, alla spiritualità e al dolore di un’intera generazione. La cronaca fu spietata: un figlio geniale e tormentato che regala una pistola al padre-pastore, e viene ammazzato proprio con quell’arma, al termine di una lite che era la fotocopia di mille altre vissute nella sua infanzia. Fine. Sipario. Ma ridurre Marvin Gaye al colpo di pistola che lo spense significa tradirlo. Perché la sua vera storia, quella che resta scolpita, è la parabola di un uomo che in studio costruiva cattedrali sonore perfette mentre fuori distruggeva se stesso pezzo dopo pezzo. Il ragazzo che cantava per salvarsi Marvin nasce nel 1939 a Washington. A casa trova un padre-pastore autoritario e violento, che lo punisce per ogn...

461 Ocean Boulevard: l’album che salvò Clapton da se stesso

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  All’inizio degli anni ’70 Eric Clapton era il guitar hero più famoso del pianeta. I muri di Londra lo consacravano con la scritta “Clapton is God”, e la sua chitarra incendiava tutto ciò che toccava: i Cream , Blind Faith , fino al colpo di genio disperato di Layla and Other Assorted Love Songs con i Derek and the Dominos . Sembrava un uomo destinato a rimanere immortale. Invece, a 25 anni appena, spegne la luce, si ritira dalle scene e precipita in un abisso autodistruttivo fatto di alcool ed eroina. La morte di Duane Allman nel 1971, amico e fratello musicale nei Dominos, è un colpo mortale. Ma non basta: la sua ossessione per Pattie Boyd , moglie di George Harrison , lo consuma. Layla era stata la sua lettera d’amore disperata, ma quella relazione tormentata e clandestina, unita al senso di colpa verso l’amico Harrison, lo lascia svuotato. Clapton smette di suonare, smette di scrivere, smette quasi di vivere. Si barrica a Hurtwood Edge , la sua villa inglese, e passa tre...