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Visualizzazione dei post da agosto, 2025

Tra paradiso e inferno: Marvin Gaye, il genio maledetto della soul music

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Il 1° aprile 1984 , un giorno prima di compiere 45 anni, Marvin Gaye cadeva a terra nella sua casa di Los Angeles , colpito al petto da due proiettili sparati da suo padre. Moriva uno dei più grandi cantanti e compositori soul di tutti i tempi, la voce che aveva dato corpo alla sensualità, alla spiritualità e al dolore di un’intera generazione. La cronaca fu spietata: un figlio geniale e tormentato che regala una pistola al padre-pastore, e viene ammazzato proprio con quell’arma, al termine di una lite che era la fotocopia di mille altre vissute nella sua infanzia. Fine. Sipario. Ma ridurre Marvin Gaye al colpo di pistola che lo spense significa tradirlo. Perché la sua vera storia, quella che resta scolpita, è la parabola di un uomo che in studio costruiva cattedrali sonore perfette mentre fuori distruggeva se stesso pezzo dopo pezzo. Il ragazzo che cantava per salvarsi Marvin nasce nel 1939 a Washington. A casa trova un padre-pastore autoritario e violento, che lo punisce per ogn...

461 Ocean Boulevard: l’album che salvò Clapton da se stesso

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  All’inizio degli anni ’70 Eric Clapton era il guitar hero più famoso del pianeta. I muri di Londra lo consacravano con la scritta “Clapton is God”, e la sua chitarra incendiava tutto ciò che toccava: i Cream , Blind Faith , fino al colpo di genio disperato di Layla and Other Assorted Love Songs con i Derek and the Dominos . Sembrava un uomo destinato a rimanere immortale. Invece, a 25 anni appena, spegne la luce, si ritira dalle scene e precipita in un abisso autodistruttivo fatto di alcool ed eroina. La morte di Duane Allman nel 1971, amico e fratello musicale nei Dominos, è un colpo mortale. Ma non basta: la sua ossessione per Pattie Boyd , moglie di George Harrison , lo consuma. Layla era stata la sua lettera d’amore disperata, ma quella relazione tormentata e clandestina, unita al senso di colpa verso l’amico Harrison, lo lascia svuotato. Clapton smette di suonare, smette di scrivere, smette quasi di vivere. Si barrica a Hurtwood Edge , la sua villa inglese, e passa tre...
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Il Freddo, la Luce e la Rinascita: David Bowie e la Trilogia Berlinese Nel cuore delle crepe dell’Occidente, quando il muro divideva non solo una città ma due visioni del mondo, David Bowie scelse di scomparire. Sparì da Los Angeles, dalle paranoie, dalla cocaina, dalle luci stroboscopiche di una fama che stava diventando trappola. Scelse Berlino Ovest. Una città grigia, ferita, marginale. Ed è lì, tra i binari arrugginiti della stazione Zoologischer Garten e le pareti ovattate degli Hansa Studios , che rinacque. La cosiddetta “ trilogia berlinese ” — Low , Heroes e Lodger — è molto più di tre dischi. È l’atto di auto-demolizione e ricostruzione più radicale nella storia del rock. È l’opera in cui Bowie non si maschera, ma si spoglia. Low (1977) apre il ciclo con un taglio netto. È un disco spezzato, come il suo autore: un lato A ancora ancorato al pop mutante di Station to Station , un lato B immerso in un paesaggio sonoro ambientale e strumentale che anticipa Brian Eno , i Sigu...