
Il Freddo, la Luce e la Rinascita: David Bowie e la Trilogia Berlinese Nel cuore delle crepe dell’Occidente, quando il muro divideva non solo una città ma due visioni del mondo, David Bowie scelse di scomparire. Sparì da Los Angeles, dalle paranoie, dalla cocaina, dalle luci stroboscopiche di una fama che stava diventando trappola. Scelse Berlino Ovest. Una città grigia, ferita, marginale. Ed è lì, tra i binari arrugginiti della stazione Zoologischer Garten e le pareti ovattate degli Hansa Studios , che rinacque. La cosiddetta “ trilogia berlinese ” — Low , Heroes e Lodger — è molto più di tre dischi. È l’atto di auto-demolizione e ricostruzione più radicale nella storia del rock. È l’opera in cui Bowie non si maschera, ma si spoglia. Low (1977) apre il ciclo con un taglio netto. È un disco spezzato, come il suo autore: un lato A ancora ancorato al pop mutante di Station to Station , un lato B immerso in un paesaggio sonoro ambientale e strumentale che anticipa Brian Eno , i Sigu...