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domenica 28 ottobre 2012

Generative music as a new emerging system part 2

La musica come processo di "organizzazione" del suono nelle varie forme ha subito nella storia "l'informazione" la catalogazione e la gestione attraverso la cultura dominante dell'epoca. Un compositore organizza la "diffusione sonora" attraverso la scrittura e direzione d'orchestra per esempio, al cui interno (specialmente nella musica moderna ma anche in forme più antiche come il barocco) possono essere presenti blocchi improvvisativi più o meno consistenti. Con l'avvento del jazz sappiamo che l'enfasi si è spostata sempre più verso lo studio dell'approccio improvvisativo all'interno di strutture musicalmente organizzate e coerenti. Nella "generative music"invece l'approccio è di tipo "evoluzionistico", "il compositore" può cioè determinare alcune forme di "input" ma mai "l'output". Posso quindi determinare alcuni parametri base della forma e del suono lasciando poi al software attraverso interazioni random il compito di gestire e organizzare le informazioni in maniera ogni volta differente. Il processo è quindi in divenire, e sebbene alcune forme possano risultare simili, il risultato non è mai esattamente uguale.



E' quello che è accaduto per esempio nel caso di 77 million painting l'installazione di Brian Eno che ha fatto il giro del mondo alcuni anni fa. In quel caso alla musica erano associate le forme delle immagini con lo stesso principio "generativo" e casuale. Il risultato pratico è stato che pur visitando la stessa mostra nella stessa città nessun visitatore ha mai visto o sentito la stessa musica o "quadro" due volte di seguito. E' un risultato filologico, filosofico ma sopratutto artistico, che per la prima volta nella storia dell'uomo, applica la duttilità e la trasformazione nel tempo, anzichè la staticità nell'opera d'arte come unico materiale possibile.

Se volete un effettiva applicazione artistica del πάντα ῥεῖ (panta rei) di Eraclito molti secoli dopo la sua formulazione. Per la prima volta nell'arte viene introdotto il fattore temporale come agente primario di trasformazione. In 77 million paintings le possibili permutazioni calcolate al computer sono appunto 77 milioni che sebbene (per quanto enorme) rappresentino un numero finito, di fatto pongono un limite alla "visibilità" (nonchè forse alla pazienza) di qualunque soggetto umano.


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