10 Motivi per cui Spotify dovrebbe avere il tasto Autodistruzione

                                      


Pulsante rosso di autodistruzione con logo Spotify crepato e CD rotti su sfondo apocalittico, simbolo della ribellione contro la musica usa-e-getta



1. L'algoritmo ti tratta come un idiota.

Ascolti Coltrane una volta e il giorno dopo ti propone una playlist tipo “Jazz rilassante per massaggiatori emozionali”.
Perché secondo loro sei troppo stupido per voler ascoltare anche roba vera.


2. La musica è diventata uno sfondo.

Spotify ha trasformato l’arte in un rumore di sottofondo tra due email e un aperitivo senza alcool. Nessuno ASCOLTA, tutti INGHIOTTONO.


3. L'esistenza delle playlist tipo "Hits per Studiare".

Se riesci a studiare meglio con sotto la nuova hit di Dua Lipa, ti meriti di ripetere l'anno.
(E anche l'algoritmo lo sa, ma ti odia.)


4. Ti spinge verso l'oblio pop-trap.

Tu vuoi Led Zeppelin, loro ti spingono a sentire il ventesimo clone di Travis Scott col nome preso da un codice fiscale.


5. Consiglia gli stessi 10 artisti a 4 miliardi di persone.

Ecco perché sembriamo un esercito di zombie con le cuffiette: tutti sincronizzati sulla stessa noia universale.


6. Distrugge la curiosità musicale.

Dove prima cercavi il disco perduto del 1973 in un negozietto fumoso, ora ti accontenti della Discover Weekly pensando di essere “avventuroso”.
(Spoiler: NON lo sei.)


7. Il catalogo è gigantesco eppure introvabile.

Vuoi Powers of Ten di Shawn Lane? DIMENTICALO.
Vuoi l'ultima fesseria da 3 minuti con la base copiata? ECCOLA, già in prima fila.


8. I veri album vengono trattati come playlist lunghe.

Gli album? Morti.
Saltati, frammentati, sezionati come cadaveri. Nessuno si prende più 40 minuti per ascoltare un disco intero.
Spotify ti insegna a vivere con una soglia d'attenzione inferiore a quella di un pesce rosso.


9. L'algoritmo non conosce ironia.

Metti Frank Zappa?
Ti consiglia They Might Be Giants e playlist di parodie annacquate.
Come dare a un sommelier un cartone di Tavernello.


10. Perché non puoi autodistruggere l'app dopo l'ennesima volta che ti propone Ed Sheeran.

Questo, di per sé, è un crimine contro l'umanità e dovrebbe essere perseguito dall’Aja.


CONCLUSIONE:

Spotify serve a sopravvivere al silenzio
ma a lungo andare ti uccide l'anima.

Vogliamo il pulsante rosso.
Vogliamo la distruzione volontaria.
Vogliamo liberarci con un click e vedere l’algoritmo esplodere come il finale di un film di Michael Bay girato da Frank Zappa.

 “ATTENZIONE: Premere comporta l'eliminazione automatica di 12 milioni di playlist inutili e il ripristino della dignità musicale

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