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Visualizzazione dei post da giugno, 2025

La fabbrica della coscienza

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Se Pasolini resuscitasse oggi (tra uno sputo e un’esclamazione scandalizzata), probabilmente non direbbe nulla: rimarrebbe inorridito, prenderebbe una sigaretta, guarderebbe TikTok per 7 minuti e poi si getterebbe nel Tevere. Negli anni '60 parlava della perdita del senso del sacro come del trionfo di un nuovo fascismo: quello del consumismo. Diceva che non era arrivato coi manganelli, ma coi frigoriferi, le lavatrici, le pubblicità. Oggi? Oggi quel fascismo è diventato una religione a sé: si chiama algoritmo, si professa su Instagram, si prega su Amazon, e il nuovo paradiso è il Prime Day. Siamo l’unica epoca della storia in cui lo sviluppo tecnico non è più giustificato da alcun ideale umano . Non per il progresso sociale, non per la verità, non per il bene comune. Solo perché "si può fare"Nulla è più diretto. Non vivi, streammi. Non parli, condividi. Non pensi, reagisci. Tutto è filtrato, monetizzato, misurato. L’essere è stato sostituito dall’essere-dati. La storia ...

Chill Out Bombing: ecco come Spotify investe in armi

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Hai presente quando ti rilassi con una playlist “Peaceful Piano” su Spotify, sorseggiando un tè mentre fuori piove? Bene. Sappi che nel frattempo, una parte di quei click viene incanalata per migliorare l’intelligenza artificiale… dei sistemi militari. Sì, davvero. Benvenuti nell’inquietante reality show chiamato “Capitalismo a doppia faccia”, dove la musica serve a rilassarti e, in parallelo, a sviluppare droni da guerra. Il protagonista? Daniel Ek, CEO di Spotify e ora anche aspirante Tony Stark (senza il fascino e con meno groove). Da playlist chill a warfare tech Apprendiamo da   Wired Italia che Daniel Ek ha deciso che fare miliardi con la musica in streaming non era abbastanza distopico. Così ha co-fondato Helsing, una startup europea che sviluppa software militare basato sull’intelligenza artificiale. Obiettivo dichiarato: “rafforzare le democrazie”. Traduzione pratica: analisi in tempo reale dei campi di battaglia, supporto ai droni, sorveglianza tattica avanzata. Nel ...

Discreet Forests: La Musica dei Pigmei, Brian Eno e il Fallimento dell’Accademia Sonora

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 Introduzione: La Trappola dell’Occidente Musicale Abbiamo passato secoli a costruire cattedrali sonore. Sistemi armonici, partiture, forme complesse, regole rigide. E poi, un giorno, scopriamo la musica dei pigmei e realizziamo che tutto ciò che abbiamo fatto è stato dimenticare come si respira. In questo articolo analizzerò la musica dei pigmei centroafricani, mettendola a confronto con due approcci diametralmente opposti: 1. Il capolavoro ambient di Brian Eno, Discreet Music. 2. Il tentativo di fusione colta-africana di Pierre-Laurent Aimard in African Rhythms. Il risultato? Un confronto che svela l’essenza perduta della musica e il grande bluff dell’accademismo sonoro occidentale. La Musica dei Pigmei: Il Suono della Vita, Non della Forma La musica dei pigmei (in particolare i BaBenzélé e gli Aka) non è solo arte. È ecosistema, rituale, gioco, trance. È un tessuto ritmico-vocale collettivo dove nessuno guida e nessuno segue: una jam eterna senza protagonisti. Strutturalmente si...

Belve / Belve Crime – La TV spazzatura con pretese da documentario

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"Belve" e "Belve Crime": il trash che si traveste da giornalismo con la stessa credibilità di un laureato in medicina preso da YouTube

Blade Runner 2025: La Caduta degli Dei

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Il Crepuscolo delle Muse: Quando una Civiltà Muore Non ci sono allarmi. Nessun lampo improvviso, nessuna sirena nella notte. Il collasso di una civiltà accade in silenzio, come una rovina che si sgretola piano sotto il peso dei secoli. Non servono invasioni né apocalissi: basta la perdita lenta, inesorabile, dell’anima. E cos'è l’anima di una civiltà, se non la sua arte? Quando una società smette di creare arte autentica — quando non produce più opere capaci di durare, di raccontare il suo tempo, di sfidare il futuro — quella società è già morta. Cammina ancora, si muove, consuma, balla sotto luci al neon, ma è solo un cadavere ambulante. Siamo arrivati qui. O forse, ci siamo arrivati da tempo e non ce ne siamo accorti. Da Prometeo a TikTok: Anatomia di un Disastro Le grandi civiltà hanno sempre lasciato dietro di sé un patrimonio artistico che supera il tempo. La Grecia aveva Omero e Fidia, il Rinascimento aveva Leonardo e Michelangelo, il Novecento aveva Bowie, Dylan, Coltrane, K...

10 Motivi per cui Spotify dovrebbe avere il tasto Autodistruzione

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                                       1. L'algoritmo ti tratta come un idiota. Ascolti Coltrane una volta e il giorno dopo ti propone una playlist tipo “Jazz rilassante per massaggiatori emozionali” . Perché secondo loro sei troppo stupido per voler ascoltare anche roba vera. 2. La musica è diventata uno sfondo. Spotify ha trasformato l’arte in un rumore di sottofondo tra due email e un aperitivo senza alcool. Nessuno ASCOLTA, tutti INGHIOTTONO. 3. L'esistenza delle playlist tipo "Hits per Studiare". Se riesci a studiare meglio con sotto la nuova hit di Dua Lipa, ti meriti di ripetere l'anno. ( E anche l'algoritmo lo sa, ma ti odia. ) 4. Ti spinge verso l'oblio pop-trap. Tu vuoi Led Zeppelin , loro ti spingono a sentire il ventesimo clone di Travis Scott col nome preso da un codice fiscale. 5. Consiglia gli stessi 10 artisti a 4 miliardi di persone. Ecco perché sembriamo ...