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venerdì 3 gennaio 2014

From the cradle ...to the grave

Scorsese ritrae qui Clapton nel 95 durante i live negli USA tratti da "From the cradle" (from the cradle to the grave è un modo di dire inglese, dalla culla alla bara, qui riferito ovviamente alla passione per il blues)
From the cradle è l'album fondamentale in tutta la discografia di Clapton se si vuole capire a fondo il personaggio, non a caso Mr Slowhand ha aspettato e meditato a lungo prima di pubblicare il tributo agli eroi ed ispiratori della sua carriera musicale. Di chi stiamo parlando? Ma di Howlin Wolf, BB King, Muddy Waters, Freddie King, Albert King, John Lee Hooker e tutto il panthen dei semidei del blues made in USA a cui Clapton paga il suo tributo di "sangue" dopo aver venduto l'anima al diavolo molti anni prima "all'incrocio" della sua vita musicale. Certo Clapton suona quella musica da molti anni ha iniziato con John Mayall re de British blues inglese negli anni 60 ed i suoi Bluesbrakers. E' un giovane Clapton quello che esordisce in quello storico disco, i Cream sono ancora la da venire e ancor di più i successi da solista degli anni maturi.


Nei primi anni 90 suonavo spesso con Marco Fantoni che è stato uno dei più grandi chitarristi di blues italiani e che considero uno dei miei maestri. Marco aveva una grande esperienza e aveva già suonato con Fabio Treves e Cooper Terry oltre che con la sua Blues Phantom Band, è sempre stato molto gentile con me, mi ha insegnato un sacco di cose sulle chitarre e gli amplificatori, ero solo un ragazzo allora e lo andavo a sentire nei club Milanesi negli anni 80 quando cercavo di imparare qualcosa. Marco era stato in Inghilterra prima di me a suonare e non solo aveva conosciuto Clapton ma...(udite, udite) era stato a casa sua e gli aveva anche cucinato gli spaghetti. 
Clapton gli disse che suonava i suoi soli meglio di lui (Marco conosceva quasi tutti i soli di Clapton a memoria) e mi raccontava sempre alcuni di questi episodi e ci facevamo un sacco di risate insieme prima dei concerti. Quando uscì From the cradle in Italia Marco mi telefonò quasi subito, dovevamo suonare qualche sera dopo al Capolinea a Milano mi parlò del disco, dei suoni delle chitarre usate degli amplificatori, dei brani tutto....Marco sapeva già tutto e mi spiegava i particolari di ogni brano con il suo grande entusiasmo di sempre. Oggi che Marco non c'è più non riesco a pensare a questo disco senza prima aver pensato a lui, un grande musicista e un vero amico con un cuore grande,ai nostri concerti insieme, a tutto quello che mi ha saputo insegnare e trasmettere senza che nemmeno me ne rendessi conto a quei tempi.......ero solo un ragazzo, e ho avuto il privilegio di suonare il blues con grandi maestri e Marco è uno di questi, proprio come il suo amico Eric Clapton.



domenica 15 settembre 2013

Enlightenement



Una rappresentazione visuale in computer grafica per un brano scritto e arrangiato nel mio Nirvana Studio. Sulla iterazione fra musica e immagini si è scritto e parlato molto. Viviamo nella società delle immagini si dice, oggi le immagini dominano il nostro mondo sensoriale più che la parola che ha perso oggi molto del suo potere di "persuasione".

Il maestro assoluto nel cinema sul binomio musica/immagini rimane Stanley Kubrick, ma mentre nei suoi film visionari di ricercata perfezione stilistica la ricerca artistica si pone come "assoluto"in un divenire che confonde la realtà e la pone in conflitto con l'immaginario, nel campo della musica di consumo da MTV in poi la commercializzazione delle immagini ha finito per svuotare la musica di qualunque significato rendendo inutile l'immaginazione del fruitore e privando la musica stessa del suo immaginario onirico più profondo.

Civiltà delle immagini quindi ma che si fermano alla superficialità dei fenomeni, in un flusso continuo e autorigenerante in cui cià che conte è l'apparenza dell'immagine fine a se stessa avviluppata in un narcisismo che lungi dall'offrire informazioni, ne banalizza contesto e contenuti meccanizzando e ritualizzando l'arte, e privandola del suo principale ingrediente l'inconscio individuale. In questa prospettiva di frantumazione senza regole se non il marketing, l'arte si avviluppa in se stessa e muore soffocata dalla mancanza di senso, di energia in un vuoto colossale formato da una rete infinita di immagini che si sovrappongono per essere dimenticate un secondo dopo.

Un flusso continuo di cui resta poco e questa è stata la deviazione musicale imposta dalla major da MTV in poi. Paradossalmente oggi siamo immersi in un mercato di bellocci (più o meno) che non sanno suonare, non hanno idee, non trasmettono nulla se non il loro edonismo da 5 minuti di notorietà e la società delle immagini che tutto brucia e sopprime in un cataclisma di eterne robotiche giovinezze (....avanti un altro) prive di senso e di scopo (se non quello del marketing)

Difficilmente avremo ancora dei Bob Dylan poco fotogenici e patinati, con la voce roca ma che esprimevano vera arte e vita vissuta in questo universo di plastica che è il nostro presente fatto di immagini di plastica. Enlightenement .... Illuminazione.

Chiedeva illuminazione il giovane monaco il Maestro lo guardò e disse: "hai finito di mangiare?, vai a spazzare per terra e dopo ci sono le ciotole da lavare. Questo è lo Zen. Tutto chiaro adesso?

domenica 28 ottobre 2012

Generative music as a new emerging system part 2

La musica come processo di "organizzazione" del suono nelle varie forme ha subito nella storia "l'informazione" la catalogazione e la gestione attraverso la cultura dominante dell'epoca. Un compositore organizza la "diffusione sonora" attraverso la scrittura e direzione d'orchestra per esempio, al cui interno (specialmente nella musica moderna ma anche in forme più antiche come il barocco) possono essere presenti blocchi improvvisativi più o meno consistenti. Con l'avvento del jazz sappiamo che l'enfasi si è spostata sempre più verso lo studio dell'approccio improvvisativo all'interno di strutture musicalmente organizzate e coerenti. Nella "generative music"invece l'approccio è di tipo "evoluzionistico", "il compositore" può cioè determinare alcune forme di "input" ma mai "l'output". Posso quindi determinare alcuni parametri base della forma e del suono lasciando poi al software attraverso interazioni random il compito di gestire e organizzare le informazioni in maniera ogni volta differente. Il processo è quindi in divenire, e sebbene alcune forme possano risultare simili, il risultato non è mai esattamente uguale.



E' quello che è accaduto per esempio nel caso di 77 million painting l'installazione di Brian Eno che ha fatto il giro del mondo alcuni anni fa. In quel caso alla musica erano associate le forme delle immagini con lo stesso principio "generativo" e casuale. Il risultato pratico è stato che pur visitando la stessa mostra nella stessa città nessun visitatore ha mai visto o sentito la stessa musica o "quadro" due volte di seguito. E' un risultato filologico, filosofico ma sopratutto artistico, che per la prima volta nella storia dell'uomo, applica la duttilità e la trasformazione nel tempo, anzichè la staticità nell'opera d'arte come unico materiale possibile.

Se volete un effettiva applicazione artistica del πάντα ῥεῖ (panta rei) di Eraclito molti secoli dopo la sua formulazione. Per la prima volta nell'arte viene introdotto il fattore temporale come agente primario di trasformazione. In 77 million paintings le possibili permutazioni calcolate al computer sono appunto 77 milioni che sebbene (per quanto enorme) rappresentino un numero finito, di fatto pongono un limite alla "visibilità" (nonchè forse alla pazienza) di qualunque soggetto umano.


domenica 21 ottobre 2012

Muddy Waters is a Rolling Stones

Tutta la tradizione del British blues a partire da John Mayall fino a Clapton e gli Stones con tutto quello che vi è in mezzo deve moltissima della sua ispirazione musicale ad alcuni dei più grandi personaggi del blues e della popular music americana. Muddy Waters è stato di esempio ed ispirazione col suo carisma, la sua voce e la sua slide guitar per tantissimi musicisti della generazione dei "60" e successive. Va notato come molti dei più grandi bluesman americani fra cui Alfred King e BB King, solo per citarne un paio, abbiano goduto di grande successo e notorietà internazionali solo dopo che gli Stones,Clapton o Jimmy Page cominciarono a menzionarli nelle interviste. Muddy Waters è certamente stato uno dei più grandi artisti di blues di tutti i tempi, con una voce unica ha saputo rappresentare e riassumere in qualche modo, l'intera tradizione della musica nera americana.La nonna di Muddy Waters era una pellerossa Cherokee come la madre di Hendrix ed è interessante ricordare il grande contributo dato al blues dalla nazione Indiana d'america cosa che solo di recente ha cominciato ad essere valutata e studiata dagli storici. In questo concerto assolutamente "spontaneo"al Chekerboard lounge di Chicago nel 1981 gli Stones si uniscono a Muddy Waters e Mick Jagger con rispetto reverenziale per il Maestro si fa chiamare più di una volta da Muddy prima di unirsi a lui sul palco insieme al resto della band per un concerto sicuramente memorabile e unico, che si trasforma presto in una grande jam session con molti altri ospiti fra cui Buddy Guy e Junior Wells. Perchè il blues è anche e sopratutto questo, una grande festa, un modo per celebrare e stare insieme.